domenica 8 settembre 2013

Joan vuole vedere il mare - esercizio di scrittura



«Oh, Simon, l’altra sera non t’ho visto!»
«Beh, non posso sempre essere dove vuoi e poi cosa direbbe la gente?»
Joan scrollò la testa e si strinse le mani in grembo: perché Simon le parlava così? Non l’aveva capito dunque che l’amava? Perché era così insensibile?
«Ti aspettano per colazione, Joan.» disse Simon, afferrando l’ombrello.
«Per favore… non fare così! Non capisci che ti amo?» sbottò Joan.
«Stai scherzando? Come riesci a parlarmi? Da quando ci vediamo? Sono due mesi, no? Vivere nella stessa pensione non ti da il diritto di parlarmi in questo modo.» disse Simon.
«Io… va bene, debbo prepararmi alla colazione.» mormorò Joan, afflitta. Guardò Simon aprire la porta e infilarsi il cappello. Poi l’uomo uscì sotto la pioggia.

Joan scosse la testa e si precipitò giù dalle scale, dove c’era camera sua. Cercò la chiave – chiudeva sempre – e aprì la porta, poi entrò e si chiuse la porta alle spalle. Andò alla credenza e prese una bottiglia di gin, poi afferrò l’unico bicchiere della camera e stappò una bottiglia di birra. Mischiò gin con la birra e si sedette, poi si mise a bere.
«Guadagno poche sterline.» mormorò, «Come faccio? Non posso! Come faccio a pagare l’affitto? Forse dovrei andarmene, ma come faccio? Non ho neanche i soldi per il treno, né per un passaggio a cavallo!» Joan scosse la testa e bevve il miscuglio, poi si sedette sul letto e alzò il cuscino, afferrò il crocifisso che nascondeva lì, lo prese, lo baciò e cominciò a piangere, adagio, sommessamente.
Finì il bicchiere e andò a riempirlo di nuovo. Bevve fino a ché non ci fu più gin nella bottiglia, né birra.
Quando uscì, lo fece sotto la pioggia, senza ombrello. L’aria era gelida e i fumi dei camini si spandevano adagio, come fossero incerti sulla strada da prendere.
C’erano carrozze che schizzavano acqua sui passanti e divoravano l’acciottolato delle strade, lasciando solchi dove al posto delle pietre l’incuria degli operai aveva lasciato solo fango.
Joan camminò oltrepassando l’emporio e lasciando una traccia grigia negli sguardi dei curiosi che sicuramente, già allora, stavano parlando di lei e di come il buon Simon, il rispettabile Simon, l’avesse respinta. E lei, vecchia zitella del nord, cattolica per un soffio, aveva cominciato a bere e comprava whisky da due scellini alla rivendita illegale su Parliament Street.
Joan cercò di seguire Simon, barcollando attraverso le pozzanghere e schivando le urla dei monelli.
Dominava il grigio e l’aria aveva l’odore del fumo dei camini e degli animali.
Un cavallo trainava stoico un piccolo carro e il cocchiere, un certo Madden, salutò Joan toccandosi il cappello e facendole l’unico, torvo sorriso che avesse mai imparato in vita sua.
Joan era perduta in quella ricerca, nella ricerca di Simon che, a un certo punto, aveva smesso di essere un uomo, ma rappresentava la colline, il verde e tutto ciò che fosse diverso dalla città. S’accorse che Simon, in quel momento, doveva essere al pub a bere e a parlare della sua infatuazione per lui con i suoi amici. Tutta gente che si definiva rispettabile, cattolica, tutta gente che pregava e andava a messa. Joan non aveva visto Peter Quigley scoparsi la più giovane delle suore del convento forse? E non sapeva che padre Mulligan – sempre al pub di Rose O’Neill – oltre a bere birra scura andava a prostitute?
E così Joan vide Simon trasformarsi nel cavallo di Madden e il cavallo trasformarsi nella libertà e ricambiò il saluto più calorosamente di quanto avrebbe dovuto.
Si accostò così, senza ombrello, all’uomo e gli disse:
«La prego, la prego, la prego!» solo quello.
Madden era avvezzo a scambiare non più di due parole con le persone. Non era un uomo da discorsi e neanche di chiesa. Andava a messa solo qualche volta, per zittire le malelingue  e per far stare calma sua figlia. Madden andava al cimitero, presso la tomba della moglie e ne baciava la foto e le parlava a lungo. Ma in cuor suo, nel profondo, sapeva che la moglie era finita, spenta, non c’era più e che quella era solo una foto. E le foto non parlano, a meno che uno non le faccia parlare. E dunque osservò Joan nel suo cappotto grigio e con i capelli tutti appiccicati al volto. Vide la sua croce irlandese ballarle sul petto e i suoi occhi grigi implorare la vita di accoglierla e di farsi vivere. Vide, ma non capì.
Joan non era bella, ma aveva una sua certa austerità affascinante, nel viso lungo, nelle guance scavate e nei capelli che le sfuggivano dalla pettinatura della sera precedente in piccoli riccioli senza fede lungo le guance. La linea della bocca era  sottile e gli occhi avevano un taglio triste, quasi fuori moda. Un taglio che sarebbe stato bene sulla foto di una tomba.
«La prego!» disse a Madden.
L’uomo la guardò, masticando i propri pensieri adagio come un cavallo fa con la biada e disse:
«Miss Joan, mio figlio è morto in guerra e la guerra è una cosa strana. Ora io non voglio più avere a che fare con le cose strane, perché mio figlio è morto lì in un ambiente che non è la nostra città, facendo una cosa che l’uomo normale, quello che lavora, non può fare. Miss Joan, capisce il mio discorso?»
La donna lo guardò, con la sua preghiera negli occhi, ma comprese quanto fosse profondo il pensiero di quell’uomo che guidava solo un carretto con un cavallo e in tutta la città era conosciuto come Madden che consegna il latte. Joan capì e gli prese la mano.
«Signora, lei è ubriaca.» disse l’uomo, con un sorriso torvo, senza traccia di malizia.
«Mi aiuti, la prego!» disse lei, «Io devo… » e gli disse la prima cosa che le passava per la testa, che poi era il suo più grande sogno, una cosa che fin da bambina faceva nel mondo onirico ed etereo della non realtà.
«Devo vedere il mare.»
così doveva vedere il mare, pensò Madden. Doveva vederlo. E chi era lui per impedire il sogno di quella persona, o anzi il desiderio, (perché non sapeva che Joan avesse vedere il mare come sogno nel cassetto) chi era lui per impedirle di fare questo?
Così la fece salire a cassetta.
E Joan pianse, lavando via il ricordo di Simon con le lacrime.

fine

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