mercoledì 4 dicembre 2013

U.S. Marshal - un altro tipo di fantasy - 1




L’aereo scodinzolò sulla pista, a cinque miglia dal binocolo militare di Burt Grayson.
«Eccolo!»
Burt era sulla sommità di un canyon. La terra rossa gli sporcava il cappotto. L’uomo aveva tolto la stella di latta degli U.S. Marshal e se l’era messa in tasca. La sua auto, una grossa Crown Victoria modificata, aspettava sul fondo del canyon.
Accanto a lui, Ted l’elfo osservava, silenzioso, il volo di un falco. Burt ne studiò il profilo dal naso e dal mento che quasi si toccavano, come una mezzaluna. Le orecchie avevano i padiglioni appuntiti e gli occhi un taglio obliquo. Ted puzzava di morto perché era morto. Burt aveva dovuto ucciderlo.
Era una vecchia storia.
Il marshal abbassò il binocolo e prese il bastone che aveva posato a terra. Era quello a tenere in vita Ted e a resuscitarlo ogniqualvolta veniva ucciso.
Burt si passò il dorso della mano sulla barba ispida, poi cacciò due dita nella tasca del cappotto. Adagio, fece uscire la carabina T-76 Longbow da cecchino. La teneva in una vera e propria tasca dimensionale, cucita sul cappotto. Quando riponeva lì la Longbow, questa semplicemente scivolava in un’altra dimensione ancorata alla tasca. Dentro, vi teneva i caricatori di scorta per la pistola, una croce d’argento e un coltello Bowie dalla lama affilata.
Burt fece scivolare il bastone nella tasca, quindi afferrò – da un’altra tasca – un piccolo oggetto cilindrico. Si trattava di un silenziatore artigianale, equipaggiato con una magia di impercettibilità. Si evitavano così i riflessi metallici della canna.
«Cinque miglia.» disse, mentre una goccia di sudore gli colava sul labbro.
Con una mano, toccò la terra. Sentì i grani infinitesimali penetrargli nei pori della pelle. Poi lanciò una magia per modellare la terra. Vide una specie di montagnola rossa crescere come un albero e prendere forma di un rettangolo alto un palmo. Lì, appoggiò la canna dell’arma. Regolò l’ottica. Modificata con un incantesimo, gli dava una visibilità di nove miglia.
Ecco i membri del Sinodo, con le loro vesti scure e bordate di rosso. Ma dov’era Otho, il loro capo?
«Niente veicoli.» mormorò Burt, parlando a se stesso. «Quelli sono venuti con mezzi magici… forse elementali dell’aria o della terra. Dovremmo aspettarci guai.»
Burt sbuffò e staccò l’occhio dal fucile. Si pinzò la radice del naso.
Quando tornò a guardare, gli angoli della bocca gli s’incurvarono all’insù. Dal piccolo aereo, in jeans e camicia, capelli lunghi e scuri, era appena scesa una sua vecchia conoscenza: Sari Conroy.
«L’ultima volta che t’ho visto eri sul libro paga della CIA, sciamano del cazzo…» furono le parole di Burt.
«Allora zombi, mettiamola così,» il marshal tirò su col naso, «sono al limite della giurisdizione e non posso beccare un agente dei servizi segreti… ma qui si sta pur sempre smerciando droga… e nel mio paese.»
Ted non fece un gesto, né un battito di ciglia, niente. «Per essere morto non puzzi poi tanto.» commentò Burt, sarcastico. Non era nuovo ai morti rianimati; li aveva combattuti e sapeva quanto potessero essere pericolosi. I peggiori erano gli huecuva, quelli di discendenza indio, che t’avvelenano col morso e ti fanno andare il corpo in necrosi. Nella scala dei morti, Ted era il top: aveva quasi tutte le facoltà mentali, era fedele al possessore del bastone e – cosa importante – si ricordava come lanciare incantesimi.
Se da vivo era stato un elfo pericoloso e traditore, da morto era uno stregone fidato e potente.
Burt pensò a come agire. Per un’inaspettata fortuna, ora aveva le prove dei contatti fra la CIA e il Sinodo. Avrebbe potuto ammazzare Conroy e farlo resuscitare da uno della scientifica, ma la cosa andava fatta entro un’ora o il cadavere avrebbe perso tutte le facoltà mentali. Usare il bastone era da escludersi. L’incantesimo, al suo interno, avrebbe creato uno schiavo fedele, capace di usare le abilità che aveva in vita, ma assolutamente muto, incapace di comunicare. Un robot.
Oppure poteva chiudere Conroy in una gabbia di terra, sparandogli ai piedi una pallottola elementale dal suo fucile a canne mozze.
Il problema era avvicinarsi.
Poi c’era da capire come diavolo fossero arrivati gli adepti del Sinodo: se devi affrontare degli elementali, vuoi almeno sapere quanti e dove sono.

... continua

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