lunedì 1 dicembre 2014

Come m**chia si scrive? - articolo sulla formattazione di stile del testo





Questa è una schermata del computer Olivetti M24. Non ridete sull'M24 e non mi spaccate il c*zzo, perché è stato il mio primo computer e ci sono affezionato. I primi racconti li ho scritti là sopra. E l'Olivetti era una grande azienda; era all'avanguardia ed era italiana - un tempo.

Ad ogni modo.

Ho deciso di scrivere questo articolo perché ho notato che molti non conoscono il corretto uso del corsivo, dei numeri e le trattino e lineetta nei testi letterari.

Leggete bene, adagio e più volte.


Corsivo.

1. Se volete usare il corsivo per evidenziare una parola in un dialogo o in una descrizione, abbiate cura di mettere il corsivo anche sull'eventuale segno di punteggiatura che segue tale parola.

2. Se volete scrivere un dialogo fra un personaggio e un altro, e quest'ultimo risponde via radio, usate il corsivo, per quest'ultimo, dopo i caporali aperti e includete tutta la punteggiatura prima di chiudere i caporali (senza corsivo).

3. Idem come sopra vale per i contenuti (frasi, dialoghi) dei programmi che i vostri personaggi ascoltano alla radio, alla tivù o con qualsiasi altro mezzo di tele o radio comunicazione.



Quando usare il corsivo
 (da Aiuto:Corsivo - Wikipedia)


  1. Con titoli di opere e pubblicazioni varie (evitando l'uso delle virgolette, graficamente più invadente):
    1. album musicali (di qualunque formato) e titoli di opere musicali (es.: Senza ali di Giorgia, La traviata di Giuseppe Verdi)
    2. opere d'arte (quadri, sculture ecc.) (es.: L'urlo di Edvard Munch, Amore e Psiche di Antonio Canova)
    3. titoli di spettacoli (opere teatrali, balletti, tournée, film, programmi televisivi ecc.) (es.: La locandiera di Carlo Goldoni, Il lago dei cigni, Sticky & Sweet Tour di Madonna, La vita è bella di Roberto Benigni, Chi vuol essere milionario?)
    4. titoli di videogiochi (es.: Tekken 3)
    5. titoli di giochi, il cui marchio è registrato (es.: Risiko, Forza 4, Monopoli, UNO). Non vanno invece indicati in corsivo i giochi di lunga tradizione e senza marchio registrato (es.: gioco dell'oca, scacchi, scopone scientifico), a meno che il nome non sia un termine in lingua diversa dall'italiano (es.: go, manqala)[2]
    6. libri e periodici (quotidiani, settimanali, mensili ecc., come ad es.: Corriere della Sera, Donna Moderna, Casabella)
    7. titoli di conferenze e seminari (es.: XV congresso sulla medicina molecolare; Arte e città. Interventi nello spazio urbano, sabato 2 luglio 2011, palazzo della Torre, Gorizia)
    8. titoli di documenti (es.: Relazione sull'attività sportiva della società sportiva Tergeste nell'anno 2011; Strade di competenza di Friuli Venezia Giulia strade spa)
  2. parole di lingue diverse dall'italiano (usando il buonsenso e consultando un dizionario)
  3. prestiti linguistici sentiti ancora come estranei, particolarmente nel caso esistano omografi di più antica tradizione in lingua italiana[3] o in presenza di grafie che erroneamente possono essere prese per italiane (mascotte, cliché[4]).[5]
  4. Con i nomi propri - cioè assegnati ad un singolo esemplare, ma non alla classe - di oggetti quali imbarcazioni (vedi sotto), veicoli (es.: il Greif), veicoli spaziali (es.: il telescopio Hubble) ecc.[6]
    1. Con i nomi di singole unità navali militari, commerciali, per trasporto passeggeri o da diporto (es.: Cavour, Amoco Milford Haven, Sirio, Leone di Caprera)
  5. Con i nomi scientifici (in nomenclatura binomiale) delle specie animali e vegetali (es.: Phalacrocorax carbo, Pinus nigra); le suddivisioni tassonomiche superiori al genere nella forma latinizzata (sì Mammalia, no mammiferi)
  6. Con i termini usati in funzione metalinguistica e le esemplificazioni linguistiche (es.: "Gli è l'articolo usato davanti a s impura: gli scogli")
  7. Con le traslitterazioni (es.: καλὸς κἀγαθός, kalos kagathos)
    Quando non usare il corsivo
    (da Aiuto:Corsivo - Wikipedia)


    Un uso indiscriminato del corsivo non solo diminuisce la leggibilità delle voci, ma vanifica il suo uso "ragionato". Nel corso del tempo, si è visto che tra gli usi normalmente deprecati del corsivo, ve ne sono alcuni particolarmente radicati. Quelli più tipici e da evitare sono elencati di seguito. L'elenco non pretende di essere esaustivo.
  8. termini tecnici, quando non sono forestierismi: è difficile e spesso soggettivo stabilire cosa possa essere indicato, ai fini dell'uso del corsivo, come "termine tecnico"
  9. fonti normative (leggi, decreti legislativi ecc.) (es.: legge regionale 52/2010, decreto legislativo n. 112 del 1998)
  10. nomi di persone, gruppi musicali, squadre sportive, unità militari o di polizia
  11. nomi di organismi a vario titolo (enti amministrativi, associazioni, fondazioni, musei, università, aziende, persone giuridiche in genere ecc.), anche se in lingua diversa dall'italiano
  12. nomi di premi, manifestazioni sportive, eventi religiosi, sociali ecc. (es.: i Giochi della I Olimpiade, la Marcia per la vita, il World Social Forum)
  13. nomi di luoghi geografici (monti, fiumi, valli ecc.), strade, luoghi di interesse turistico e monumenti (è insomma da evitare lo stile "guida turistica")
  14. nomi di popoli o gruppi etnici (es.: coyaima, zulu, afrikaner, Hyksos)
  15. nomi di lingue (es.: afrikaans, esperanto, kiswahili)
  16. parole scritte in alfabeti non latini (arabo, cirillico, greco, armeno, ebraico, cinese, giapponese ecc.), per le quali l'utilizzo del corsivo risulta inutile e improprio, se non proprio dannoso (in termini di leggibilità)
  17. suddivisioni tassonomiche superiori al genere
  18. soprannomi o pseudonimi


    Per il corsivo, guardate questo comodo e corto vademecum.


    Lineetta e trattino


    Si ricorda che il trattino (-) è diverso dalla lineetta (media – / lunga —). In generale il trattino non è mai fra due spazi, la lineetta invece sempre.
    Il trattino (-) serve per unire due cifre, ad esempio negli intervalli semplici di quantità (11-12 ottobre, pagine 30-32; è minoritario l'uso della lineetta media, più frequente in inglese: pagine 30–32); per aggettivi, sostantivi e sostantivi-avverbi giustapposti (clerical-fascismo); per alcuni prefissi e prefissoidi (anti-euro) e per indicare un qualsiasi rapporto fra due nomi (palazzo Medici-Riccardi).
    La lineetta media (– e —) (che in generale ha la funzione di separare) può essere anche utilizzata per separare due elementi in titoli, didascalie, o diciture (Facoltà di ingegneria – Dipartimento di elettronica) e in intervalli articolati come gennaio 1980 – febbraio 1984, 18 gennaio 1980 – 20 febbraio 1984, vol. 3, p. 116 – vol. 4, p. 2. Viene utilizzata per indicare relazioni nelle infrastrutture o nei collegamenti, come ad esempio nei nomi delle ferrovie (linea Torino–Savona).
    Nell'ambito di un testo «delimita un inciso, cioè un pensiero che sorge improvvisamente, oppure un pensiero che si sofferma con maggiore attenzione su ciò che è già stato espresso. […] Implica un cambiamento di tono, una brusca inserzione […]». Esso ha un uso simile alla parentesi.
    Occorre inoltre prestare attenzione alle traduzioni da altre lingue, poiché in italiano l'uso della lineetta è molto più limitato rispetto, ad esempio, all'inglese, dove spesso una lineetta equivale ai due punti o addirittura al punto e virgola italiani.


    Numeri e date

    non leggeteli o rischiereste di diventare Reznov...


    diciannovesimo secolo va scritto così (e anche ventesimo, diciottesimo, ventunesimo)

    anni settanta va scritto così ( e anche sessanta, cinquanta, ottanta)

    anno 1960 va scritto così

    nel Cinquecento va scritto così (e anche nel Quattrocento, il Quattrocento, il Seicento)

    date che hanno una certa importanza si scrivono così: il Sessantotto, il Quarantotto

    le date (normali) si scrivono così 11 maggio 1961, per esempio

    le date approssimative o generiche vanno scritte in lettere: a esempio: nel diciannovesimo secolo; tra il millecento e il millecentocinquanta.


    Ancora sui numeri (da Editing: i numeri neltesto)

    I numeri, (arabi o romani), vanno sempre in lettere nel corso del testo.
    Ad esempio: Viaggiammo per quaranta minuti; erano le dieci e dieci; trentaquattro anni fa.
    Fanno eccezione, e bisogna scriverli in cifra:

    1. le date precise, (non quelle approssimative o generiche). A esempio: mi laureai il 19 luglio del 1976. Però è meglio scrivere: nel settantadue, nel millenovecento;
    2. i numeri che hanno un particolare carattere distintivo o contraddistinguono qualcuno o qualcosa. A esempio: vissi per circa vent'anni al n.2 di vico Caracciolo; (non: 20 anni, perchè non è un'indicazione precisa);
    3. i numeri indicanti misure determinate o quando abbondano in testi specializzati. A esempio: pesava 83 chili;
    4. le indicazioni orarie eccessivamente lunghe. A esempio: guardai che erano le 21.44 (molto meglio che scrivere ventuno e quarantaquattro);
    5. i numeri eccessivamente lunghi. Per grandi cifre, in ambito discorsivo, si può usare un sistema misto, (2 milioni), evitando però troppi passaggi fra lettere e cifre (non 2 milioni e 200.000, ma 2.200.000 o 2,2 milioni).
    I numeri espressi in cifre si compongono uniti fino a quattro cifre, oltre le quattro cifre si separano in gruppi di tre, da destra: per es. 25.000, ma 2500. I decimali vanno separati dagli interi per mezzo di una virgola e non di un punto: non 10.5 ma 10,5.
    Nei rinvii continuati a numeri di pagine si indicano sempre per esteso la pagina iniziale e quella finale, senza contrazione di quest’ultima: esempio: 112-118, e non 112-18 né 112-8. Per gli anni si riporta la data iniziale e quella finale senza riduzioni: 1915-1918.


    Sulle ore: (da Aiuto:Manuale di stile - Wikipedia)
    non queste ore...

    Ore

    Le ore vanno generalmente indicate in cifre; in particolare devono essere scritte usando i numeri da 0 a 24 e non da 0 a 12, anche qualora fosse chiaro che si tratta di ore pomeridiane.
    Per separare le cifre di ore, minuti primi e minuti secondi non si può usare la virgola, che secondo le convenzioni della lingua italiana va utilizzata solo per i decimali (va quindi utilizzata, se necessario, per separare i decimi di secondo). La norma ISO in materia (ISO 8601:2004 Data elements and interchange formats – Representation of dates and times) consiglia l'uso, quale separatore, del carattere due punti (carattere ASCII 58), che ormai si è imposto in molti contesti, anche se criticato da taluni; è sicuramente legittimo e diffuso, anche se in misura minore, anche l'uso del punto. In ogni caso è necessario un uso coerente dei caratteri di separazione, almeno all'interno delle singole voci.


    Saludos! 

4 commenti:

  1. Articolo utile e interessante, alcune cose non le sapevo... domanda: se in un romanzo-racconto uso una parola straniera con nota a piè pagina con il significato, la prima vola la metto in corsivo, ma devo poi continuare a metterla in corsivo ogni volta che la uso?
    Il Moro

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    1. Ehi Moro!!!!

      Allora, qualsiasi parola straniera, che ricorra con particolare frequenza in un testo, può essere scritta in tondo (cioé non in corsivo), e diventerà invariabile (cioé anche al plurale si scriverà al singolare).
      Quindi, mettere la nota a piè di pagina è opzionale a questo punto.

      Grazie di Trinità :)

      Saludos!

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    2. No, la nota a piè di pagina è indispensabile la prima volta, perché si tratta di parole non usate comunemente in italiano. Però vorrei mantenere il corsivo almeno la prima volta, ho l'impressione che sia meglio. Quindi mi consigli di usare il corsivo la prima volta e poi basta? Oppure abbandonare il corsivo anche la prima volta e limitarmi a metterci la nota? Perché sui racconti che sto scrivendo adesso ho mantenuto il corsivo per ogni utilizzo.

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    3. Dovresti usare allora la nota, ma non mettere il corsivo neanche la prima volta.

      Saludos!

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