lunedì 10 settembre 2012

Recensione - Sibir - The Ink Prophet - Alex Girola

Recensisco l’ultimo lavoro di Alex Girola sulla supereroina Sibir dell’Unità S dell’FSB – erede federale del KGB sovietico.

Mi piacerebbe sapere di più sui rapporti tra l’FSB e i servizi di spionaggio della RSUB, per esempio, o tra la stessa RSUB – Repubblica Socialista di Ucraina e Bielorussia – e la Federazione Russa.
Ce n’è solo uno scorcio in Sibir – Shadow of a Woman quando Gennadi Kisurin e Sibir fuggono in Ucraina – se non sbaglio – e vengono consegnati dagli ucraini (sovietici) ai russi senza problemi. Dunque gli ucraini e i bielorussi vedono i russi come i loro fratelli maggiori? Alex dicci di più!

Come tutti gli altri lavori di Girola su Sibir, anche questo inizia in media res ed è un unico grande piccolo scorcio d’azione e di spionaggio.
Fantastico. Non annoia mai il lettore, perfino nelle parti con un ritmo più lento. Di contro, però, non da respiro all’ambientazione e, sia che ci si trovi a Puerto Rico, sia che ci si trovi nel Regno Unito – come in questa novelette – la cosa non importa.

Non pretendo un tour virtuale e letterario sul luogo – quelle forse sono le mie pecche, lo so – ma vorrei vivere quel luogo, almeno per poche righe.

Geek? Cosa vuol dire? È usato troppo spesso senza che l’autore dia una spiegazione di questo termine. Se Sibir – the Ink Prophet fosse solo orientato alla nicchia della round robin “Due Minuti a Mezzanotte” potrebbe anche andare bene – e dico potrebbe – ma spero che l’autore voglia regalare le sue opere – come ha sempre fatto – a ogni lettore di ebook in rete; allora scrivere geek non è la cosa migliore.

Ignas. Come fa il lettore a sapere che Ignas è lituano? Lo dice l’autore ad un certo punto, ben dopo aver introdotto il personaggio. Il fatto che Ignas sia lituano appare dal nulla.

Max Andriani. Troppo sbrigativo il paragrafo finale su di lui. Un personaggio così autentico, così perfetto – sì, l’ho amato da quando ha fatto il dito medio al padrone di casa – si meritava di più. Di più in termini di righe proprio.

Lamar Johnson – il giamaicano vicino di casa di Max – è molto vero. Ha una parte piccola, fa sì e no qualche battuta, ma la sua aura è presente per tutto il racconto, risultando una specie di vera e pesante eminenza grigia di questa novelette.  

L’ambientazione è curata – come in tutti i lavori di Girola – ma è vissuta di meno che in Shadow of a Woman – novelette di Girola che preferisco su tutte. (Ho ascoltato pure Lemonade di Alexandra Stan!)
Lì – in Shadow of a Woman – Sesto Poggese – città immaginaria – è stato reso così bene in due righe da fartici sentire dentro!

Sibir mi piace, però provo sempre pietà per lei – anche in questa novelette – perché sembra sempre in balia di forze più grandi di lei e con nessuna intenzione – e ripeto nessuna – di contrastarle. Sibir continua a dire d’aver perso commilitoni in Afganistan, d’aver perso questo e quello, continua ad essere insofferente a Gennadi, ma non fa nulla per cambiare la situazione. È questo che mi fa imbestialire con lei. La vorrei prendere a schiaffi certi minuti. E il fatto che io riesca a incazzarmi con un personaggio di carta, vuol dire che Alex Girola ha centrato in pieno l’obiettivo!

Marcello Nicolini

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